Il ministero ha convocato le associazioni dell’autotrasporto per un incontro in calendario il prossimo 31 maggio dalle ore 12, che segue quello avvenuto lo scorso 17 aprile. Al centro dell’incontro le criticità rimaste sospese.
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Soltanto gli utenti registrati possono visualizzare questo contenuto.L’Italia “si conferma ancora una volta al primo posto per crescita del mercato immobiliare in Europa” : questo quanto si afferma nell’annuale rapporto SFre, nel quale si precisa che l’ incremento degli investimenti è del sette percento e quindi oltre la soglia dei tre miliardi di euro, con una quota del 25% degli investimenti immobiliari complessivi, portando la logistica al secondo posto dopo gli uffici. Nello stesso anno gli investimenti in immobiliare logistica in Europa sono calati di ben il 15%, toccando i 58 miliardi di euro. Secondo i ricercatori “l’incremento degli investimenti del comparto logistico nel nostro Paese è stato sostenuto prevalentemente dal progressivo consolidarsi dell’interesse da parte di investitori istituzionali esteri e dalla crescente pressione esercitata dalla domanda rispetto a spazi di qualità situati in mercati complementari ai principali”. La principale area resta il nord, dove si è concentrato l’82% degli investimenti (61% nel nord-ovest e 21% nel nord-est), seguito dal centro col 17%, mentre il sud e le isole raccolgono solo l’uno percento degli investimenti. Il patrimonio immobiliare italiano ammonta a 46 milioni di metri quadrati, due dei quali si sono aggiunti lo scorso anno, corrispondente a un valore di circa due miliardi di euro. Ciò significa un aumento, in termini di superficie, del 4,5%. Gli immobili per la logistica hanno prodotto nel 2022 un fatturato di circa sei miliardi di euro, con un aumento del nove perento sull’anno precedente. Però per il 2023 è prevista una “sostanziale stabilità” del fatturato, anche se le superfici dovrebbero aumentare di 2,3 milioni di metri quadrati. Gli autori del rapporto ritengono che il mercato immobiliare per la logistica sia ormai maturo in Italia. Nell’ultimo periodo il settore ha superato la crisi pandemica, ha visto una robusta crescita nel 2021, affrontato rischio nel 2022 e iniziato il 2023: “con evidente contrazione dei risultati rispetto ai trimestri precedenti”, restando però “una delle migliori asset class immobiliari”. La ricerca precisa che “la capacità di adeguamento della filiera è confermata dall’incremento ponderato, rispetto alla forte discesa degli anni precedenti, dei rendimenti netti a livello nazionale, che si attestano al 5,8 percento, con punte ancora inferiori per le prime locations e per i trophy asset, tra il 4,8 e il 5,7 per cento e ulteriori ribassi per gli immobili last mile”. Nel 2022, i canoni di locazione sono rimasti pressoché costanti, con differenze a livello territoriale e sono cresciuti più al nord che al centro. I prezzi di acquisto hanno registrato un incremento medio di poco superiore al tre percento, derivante prevalentemente da rendimenti tornati in crescita e dall’aumento a livello nazionale dei canoni medi. Nell’analisi del mercato, la direttrice generale di Scenari Immobiliari, Francesca Zirnstein, si sofferma sull’accorciamento delle filiere logistiche, tramite reshorting, e sullo scenario monetario. Per quanto riguarda il primo afferma che “il rientro o lo spostamento delle aziende in realtà diverse da quelle scelte negli ultimi vent’anni sta interessando ogni parte di mercato e ogni categoria merceologica e di conseguenza coinvolge a pieno il comparto logistico, direttamente o indirettamente”. Anche l’inflazione svolge un ruolo importante. L’attuale mercato logistico si è sviluppato con un tasso vicino allo zero, ma il suo aumento “sta agendo da acceleratore di ulteriori e nuove trasformazioni”. Zirnstein conclude dichiarando che “il mercato immobiliare nazionale della logistica è solido e maturo ma il suo futuro dipende dalle scelte in innovazione, progettazione, tecnologia, ma anche buona governance, che verranno fatte in questi anni”.
Date «irrealistiche» per soddisfare i nuovi requisiti di emissioni: il 2025 per le auto e il 2027 per i furgoni. L’Italia e altri sette Paesi Ue (Francia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria) hanno inviato un documento informale alla Commissione Ue, alla presidenza svedese e agli altri Stati membri per manifestare i dubbi sui parametri proposti con la nuova normativa Euro7. Secondo il non-paper la proposta non è realistica e rischia di avere effetti negativi sugli investimenti nel settore già impegnato nella transizione verso l’elettrico. Il ministro del Made in Italy Adolfo Urso ha detto che «siamo all’inizio del percorso» e che ci sono i «margini» per modificare le norme.
FONTE Corrieredellasera
Confetra e Manageritalia hanno rinnovato il CCNL dirigenti che era scaduto il 31 dicembre 2018 ed era stato successivamente prorogato fino a tutto il 2021. L’accordo di rinnovo fa seguito a quello del 12 luglio 2021 che, oltre a stabilire la proroga, aveva anche introdotto significative innovazioni di natura normativa. Di seguito si evidenziano i punti principali del rinnovo che interviene principalmente sugli aspetti economici.
Una tantum – A copertura del periodo 1 gennaio – 31 dicembre 2022 ai dirigenti in forza al 18 maggio 2023 (data di stipula dell’accordo di rinnovo) dovrà essere corrisposto un importo una tantum di 1.500 euro lordi a titolo di arretrati retributivi e quindi da assoggettare a contribuzione ordinaria e a tassazione separata. L’importo in questione dovrà essere erogato in 2 rate di cui:
• 700 euro con la retribuzione di giugno 2023
• 800 euro con la retribuzione di novembre 2023
L’una tantum, che ai dirigenti assunti nel corso del 2022 sarà erogata pro quota, non è utile agli effetti del computo del TFR né di alcun istituto contrattuale; nel caso di risoluzione del rapporto di lavoro in data antecedente l’erogazione delle rate l’importo totale o residuo sarà erogato con le competenze di fine rapporto.
– E’ stato convenuto un aumento mensile a regime di 450 euro lordi da corrispondere in 3 rate alle seguenti scadenze:
• 150 dall’1 dicembre 2023
• 150 dall’1 luglio 2024
• 150 dall’1 luglio 2025
Tali aumenti potranno essere assorbiti, fino a concorrenza, da incrementi retributivi riconosciuti dalle aziende successivamente al 31 dicembre 2019, ad eccezione di quelli concessi con clausola espressa di non assorbibilità.
Retribuzione minima di fatto – Per effetto dei suddetti aumenti l’ammontare della retribuzione minima mensile di fatto sarà pari a 3.950 euro lordi (attualmente 3.800 euro) a decorrere dall’1 dicembre 2023, a 4.100 euro a decorrere dall’1 luglio 2024 e a 4.250 euro a decorrere dall’1 luglio 2025.
Come è noto tale importo, che ha sostituito da tempo il vecchio minimo contrattuale, costituisce la soglia minima di retribuzione mensile comunque composta da riconoscere al dirigente.
Welfare – A titolo sperimentale per le sole annualità 2024 e 2025 le aziende dovranno corrispondere all’1 gennaio di ciascun anno per ogni dirigente un contributo welfare di 1.300 euro annui spendibili in beni e servizi tramite l’apposita Piattaforma realizzata dal CFMT (Centro di Formazione Management del Terziario). Verranno fornite in tempo utile, indicativamente nel prossimo mese di ottobre, le opportune istruzioni per il conferimento del contributo in questione alla Piattaforma.
Per consentire la pratica realizzazione della Piattaforma di welfare contrattuale per il biennio 2024/2025 il contributo annuo al CFMT sarà aumentato di 50 euro, di cui 25 a carico del datore di lavoro e 25 a carico del dirigente.
Fondo Mario Negri – Anche per il biennio 2024/2025 il contributo aziendale al Fondo Mario Negri sarà adeguato per un importo annuo pari a 23,69 euro per ciascun anno. Tale adeguamento è necessario per garantire al Fondo il rispetto del piano di riallineamento per passare dal sistema a ripartizione a quello a capitalizzazione come imposto dalla normativa sulla previdenza complementare.
Durata – Il nuovo CCNL decorre dall’1 gennaio 2022 ed avrà durata fino al 31 dicembre 2025.
Nel corso del 2023, gli acquisti online degli italiani hanno registrato una crescita del +13%, raggiungendo un valore complessivo di 54 miliardi di euro. I prodotti hanno segnato un incremento del +8% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 35,2 miliardi di euro, mentre i servizi hanno toccato la quota di 18,8 miliardi di euro, con una crescita del +22%. Tra i comparti produttivi, si evidenzia un’accelerazione nei settori dell’abbigliamento, del beauty e dell’informatica, con incrementi di circa il +10%. Tuttavia, la progressione nel settore del Food & Grocery ha subito un rallentamento, lontano dai picchi registrati nel tempo del Covid, registrando solo un modesto aumento del +1% rispetto all’anno precedente. Tra i servizi, continua la crescita del settore turismo e trasporti (+27% rispetto al 2022) e Ticketing per eventi. Sono questi i dati salienti che emergono dall’ultima indagine condotta dall’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano. La ricerca è stata presentata in occasione dell’apertura del Netcomm Forum, l’evento di riferimento per il settore digitale in Italia. L’indagine di quest’anno si è focalizzata sulle nuove frontiere dell’esperienza di shopping, esplorando tematiche come i metaversi e lo space commerce. Il numero degli acquirenti online in Italia si è stabilizzato intorno ai 33 milioni nel 2023, senza previsioni di crescita significativa. Questo dato non rappresenta un arresto nella digitalizzazione dei consumatori, ma piuttosto un riassorbimento del boom causato dalla pandemia. Negli ultimi tre anni, la crescita degli acquirenti online abituali, che effettuano acquisti almeno una volta al mese, è stata 5,5 volte superiore a quella degli sporadici. Gli acquirenti abituali, che rappresentano il 90% delle transazioni online, generano la maggior parte del valore totale degli acquisti online (93%). L’età media degli acquirenti online è aumentata, raggiungendo i 46 anni in media, e la quota di acquirenti nelle grandi città è diminuita, avvicinando il profilo degli acquirenti online a quello dell’intera popolazione. Nell’eCommerce, l’esperienza di acquisto degli italiani è sempre più omnicanale, con il digitale che gioca un ruolo fondamentale nella decisione d’acquisto, anche se il processo si conclude in un punto vendita fisico. Nel 40% dei casi, i consumatori si informano online prima di acquistare in negozio, consultando siti web di rivenditori online, motori di ricerca, comparatori di offerte e caratteristiche, nonché i suggerimenti reperibili attraverso i social media. La consultazione dei servizi online prima dell’acquisto varia per categoria, raggiungendo il 75% per i prodotti di elettronica e il 70% per l’attrezzatura sportiva. Allo stesso tempo, lo store fisico svolge un ruolo importante nell’aiutare i consumatori a finalizzare l’acquisto online, con un caso su quattro in cui l’acquisto è stato preceduto da una visita in negozio. L’utilizzo dello smartphone e delle app per l’eCommerce è in costante aumento. Più della metà degli acquisti online sono effettuati tramite dispositivi mobili, come smartphone e tablet, mentre il restante viene effettuato tramite PC. Lo smartphone ha svolto un ruolo cruciale nell’aumento degli acquisti online, grazie anche all’aumento delle transazioni tramite app. Sebbene lo smartphone non sia destinato a diventare l’unica modalità per l’eCommerce, è fondamentale per la gestione intelligente degli acquisti, offrendo modalità di autenticazione come il riconoscimento facciale o l’impronta digitale. Inoltre, lo smartphone ha integrato il retail fisico con quello digitale, arricchendo l’esperienza di acquisto nel punto vendita. È il touchpoint digitale più utilizzato prima di concludere un acquisto in negozio e consente ai consumatori di avere profili personalizzati, esperienze d’acquisto sociali, pagamenti rapidi e assistenza post-vendita.
Viabilità Italia, con un comunicato stampa ufficiale, ha fornito aggiornamenti sul maltempo che sta colpendo l’Italia centro-settentrionale in questi giorni. Le due situazioni di maggiori criticità che stanno interessando la viabilità del Paese riguardano: chiusura della E45 in direzione nord all’altezza di San Sepolcro (AR) per il traffico pesante obbligatoriamente dirottato verso la A1; A14: uscita obbligatoria per tutti i veicoli in direzione nord al casello di Rimini Nord; uscita obbligatoria per il traffico diretto a sud sulla A13 direzione nord; il traffico proveniente dalla A13 direzione sud può percorrere la A14 solo in direzione nord. In aggiunta, per coordinare la circolazione autostradale del traffico commerciale sulla A22 nelle vicinanze del confine di Stato con i provvedimenti che verranno adottati dalle Autorità estere, il Commissario del Governo per la Provincia Autonoma di Bolzano ha disposto il divieto di circolazione, per i veicoli adibiti al trasporto di cose di massa complessiva a 7,5 t., nella tratta Vipiteno-Brennero, nelle fasce orarie 00:00 – 22:00 nei giorni 18, 29 maggio e 8 giugno.
La Commissione Ue ha dato via libera al pacchetto di riforma delle dogane che entrerà in vigore gradualmente dal 2028 al 2038. La riforma, che prenderà il via nel 2028, ruota intorno alla creazione del “Data Hub”, portale unico europeo on-line che nel 2038 sostituirà gli attuali 111 sistemi informatici nazionali ed all’interno del quale verranno caricati e raccolti tutti i dati delle imprese attive nel commercio all’interno del mercato unico. Il portale sarà gestito da una nuova autorità doganale dell’Ue, istituita col compito di supervisionare l’hub di dati presenti. La Commissione stima che la sostituzione dell’attuale infrastruttura informatica doganale esistente negli Stati membri dell’Unione con il nuovo Data Hub, farà risparmiare agli Stati fino a 2 miliardi di euro all’anno di costi operativi. Le imprese che vogliono trasportare merci all’interno dell’Ue potranno farlo registrando tutte le informazioni sui propri prodotti e sulle filiere nel nuovo Hub di dati doganali europeo. Se i processi aziendali e le catene di approvvigionamento saranno riconosciuti come completamente trasparenti, gli operatori commerciali più affidabili (“Trust and Check”) potranno mettere in circolazione le loro merci nell’Ue senza alcun intervento doganale attivo. La categoria Trust & Check punta a rafforzare il programma già operativo di Operatori economici autorizzati (AEO) esistente per gli operatori di fiducia. I commercianti di fiducia Trust & Check potranno inoltre sdoganare tutte le loro importazioni presso le autorità doganali dello Stato membro in cui hanno sede, indipendentemente dal luogo dove le merci hanno fatto ingresso. Il Data Hub aprirà per le spedizioni di e-commerce nel 2028, seguito (su base volontaria) da altri importatori nel 2032. Una revisione in 2035 valuterà se questa possibilità potrà essere estesa a tutti i trader quando l’Hub diventerà obbligatorio a partire dal 2038. La riforma abolisce inoltre l’attuale soglia in base alla quale le merci di valore inferiore a 150 euro sono esenti da dazio doganale, eccezione spesso sfruttata per eludere il fisco. Va da se che le proposte legislative saranno ora trasmesse al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Unione europea per approvazione e al Comitato economico e sociale europeo per consultazione.
Next Generation Mobility organizza un focus su “Ultimo miglio e servizi per la città: verso una logistica sostenibile” in programma il 3 giugno dalle 14.00 alle 15.30. Il trasporto e la mobilità, non sono solo delle persone. L’ esplosione dell’ e-commerce costringe tutti a riscrivere le regole del traffico in città non solo per quanto riguarda la consegna, ma anche per tutta la logistica e i servizi di recupero e smaltimento degli imballaggi tenendo conto di una progettatazione misurata sull loro impatto ambientale e cercando di ridurlo al massimo.
L’andamento del traffico autostradale è sempre un buon indicatore dello stato di salute dell’economia. I dati relativi ai transiti attraverso i varchi Telepass, sia delle autovetture private sia dei mezzi pesanti, lungo la rete nazionale a pedaggio (oltre 6mila chilometri) nel primo quadrimestre 2023 restituiscono l’immagine di un Paese che sta rapidamente tornando ai livelli pre Covid. Anche se non manca qualche zona d’ombra legata nello specifico al trasporto pesante, sul quale potrebbe pesare il rallentamento della produzione industriale registrato nel primo trimestre del 2023. Ma andiamo con ordine.
Attualmente, i possessori di Telepass, società del gruppo Mundys (ex Atlantia), sono 7,5 milioni e rappresentano circa il 70% del totale dei pagamenti effettuati sulle autostrade italiane. Quindi è un campione statisticamente rappresentativo dell’universo nazionale.
Risale il traffico privato
Nel periodo gennaio-aprile 2023 le transazioni autostradali Telepass sono risultate pari a 322,5 milioni, con una crescita del 3,45% sullo stesso periodo dell’anno precedente. Nel primo quadrimestre 2019, ultimo anno prima della pandemia, le
precedente. Nel primo quadrimestre 2019, ultimo anno prima della pandemia, le transazioni Telepass erano risultate pari a 326,1 milioni. Da notare che nel primo quadrimestre 2020, in coincidenza con il dilagare del Covid e dei primi lockdown, i transiti dai caselli Telepass avevano subito un crollo del 33,26%, a quota 217,7 milioni: oltre 100 milioni di passaggi in meno.
Telepass fornisce anche la suddivisione dei transiti per tipologia di cliente: business, consumer (autovetture private), fleet (flotte aziendali) e truck (mezzi pesanti). Il primo dato che balza all’occhio è quello relativo ai privati, ovvero la tipologia di utenti che aveva registrato i cali maggiori durante la pandemia. Ebbene, nel primo quadrimestre 2023 la categoria consumer registra 158,6 milioni di transazioni, circa il 6% in più del gennaio-aprile 2022 (per l’esattezza: +5,63%). Nei primi quattro mesi del 2019, i transiti della tipologia consumer erano risultati pari a 161 milioni: si può concludere che il traffico privato lungo le autostrade italiane abbia quasi del tutto recuperato i livelli pre-pandemia.
Tir in frenata
Interessante il caso dei mezzi pesanti: in valore assoluto, le transazioni Telepass nel primo quadrimestre 2023 relative ai Tir, pari a 37,5 milioni, risultano superiori al dato 2019 (36,8 milioni) ma in calo del 4% circa sul 2022, quando si era registrato un picco di oltre 39 milioni di transiti. Spesso, l’andamento del traffico pesante è influenzato dall’andamento della produzione industriale e in effetti abbiamo visto che, nel primo trimestre del 2023, l’attività industriale in Italia ha subito un rallentamento rispetto all’anno precedente (dati Istat).
Vedremo se nel prosieguo dell’anno questa tendenza sarà confermata o meno. Da notare, sempre per questa tipologia di traffico, il dato negativo del Trentino-Alto Adige (-10,78%), attraverso il quale passa l’asse autostradale del Brennero, ovvero il principale corridoio di collegamento tra l’Italia e l’Europa. Un asse strategico per le
Adige (-10,78%), attraverso il quale passa l’asse autostradale del Brennero, ovvero il principale corridoio di collegamento tra l’Italia e l’Europa. Un asse strategico per le nostre esportazioni.
Per quanto riguarda le due categorie rimanenti, risultano entrambe in crescita: +2,8% i transiti business (a quota 116,8 milioni) e +7,47% le flotte aziendali (9,4 milioni).
Piattaforma multiservizi
Intanto, la società Telepass è impegnata a consolidare il processo di internazionalizzazione (già oggi è presente, con servizi diversi, in 14 Paesi europei) e a completare la propria trasformazione in una piattaforma digitale per i servizi di mobilità. Oltre ai servizi di pedaggio, già oggi Telepass svolge un ruolo crescente nell’acquisto di servizi assicurativi, del ticketing, dei parcheggi, fino ad arrivare all’acquisto di Skipass. La scatoletta che 7,5 milioni di persone hanno dentro la propria auto è già un sistema di pagamento digitale integrato, adatto a cogliere i nuovi trend di mobilità che si stanno imponendo a livello globale e che vedono la logica “seamless” (senza soluzione di continuità) sempre più preponderante.
Secondo una ricerca condotta da Mobius Lab, laboratorio internazionale di ricerca specializzato sui trend di mobilità, nato dalla partnership tra Sda Bocconi School of Management e Mundys sotto la direzione di Fabrizio Zerbini, nel 2022 Telepass ha registrato più di 25 milioni di transazioni MaaS (Mobility-as-a-Service, cioè una serie di servizi di mobilità diversi, personalizzati in base alla domanda) sulla sua piattaforma integrata multiservizi.
Sole24ore
Passo in avanti per alleviare la cronica mancanza di conduttori di veicoli commerciali: la G.U ha pubblicato la legge n.50 nella quale è stata inserita una disposizione che agevola l’ingresso e il soggiorno al di fuori delle normali quote riservate agli autisti, limitatamente al biennio 2023 e 2024. Nel concreto si concede la possibilità a conducenti di Paesi terzi di entrare in Italia tramite la possibilità di organizzare prima, nei luoghi di origine dei lavoratori stranieri, dei corsi di formazione professionale che potrebbero essere finalizzati all’acquisizione della CQC. Questa possibilità è concessa però alle associazioni datoriali rappresentate nel CNEL dopo aver concordato le attività formative da svolgere nei Paesi di origine con gli organismi formativi, con gli operatori dei servizi per il lavoro accreditati o anche con enti e associazioni operanti nel settore dell’immigrazione. Una procedura, quindi, semplificata, visto che non viene richiesta un’intesa ulteriore con il ministero. Lo stesso articolo precisa poi che, a formazione avvenuta e ad attestato conseguito, questi autisti hanno tre mesi di tempo per poter entrare in Italia, seguendo le procedure previste per gli ingressi per lavoro per casi particolari (quelle cioè descritte nell’art 27 Dlgs 286/98). Ultima novità, non meno rievante, quella di riservare quote ulteriori rispetto a quelle già previste, per gli apolidi e per i rifugiati riconosciuti dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite o dalle autorità competenti nei Paesi di primo asilo, per concedere loro la possibilità di entrare in Italia a svolgere lavori stagionali o subordinato, laddove questi stranieri siano cittadini di Paesi con cui l’Italia ha sottoscritto intese o accordi in materia di rimpatrio.
Sulla carenza di autisti professionisti, circa 20mila nei prossimi due anni, di cui 5.500 nell’immediatio, si è detto e scritto molto. Sul caro carburante anche, con i prezzi alle stelle di gasolio e AdBlue. In questo momento, però, spuntano nuove emergenze per gli autotrasportatori italiani: la transizione ecologica imposta a tappe forzate dall’Unione europea, sulla scia di quanto è stato deciso per le auto con la messa al bando dei motori endotermici a partire dal 2035 (salvo quelli alimentati con gli e-fuel) e la questione dei valichi alpini, con le criticità del Brennero e del Monte Bianco. L’attenzione sul settore è massima perché, sebbene le politiche europee spingano per il trasferimento delle merci dalla strada alla ferrovia, per i prossimi 30-40 anni la gomma resterà la modalità di trasporto prevalente. Oggi il tutto strada assorbe circa l’80% del traffico interno della Ue. Qui parliamo di trasporto pesante (Tir), cioè mezzi oltre le 3,5 tonnellate di peso: quindi autotreni o autoarticolati.L’inadeguatezza dei veicoli dedicati al trasporto pesante nel nostro Paese è lampante: sono in prevalenza mezzi vecchi ad alimentazione quasi esclusivamente diesel (gasolio). Un primo dato: nel settore nazionale dell’autotrasporto sono attive oltre 82mila imprese. Di queste, nonostante la crescita delle società di capitali (circa 25mila), quasi 43mila, ovvero più della metà, sono imprese individuali, in pratica i padroncini, che dispongono in media di uno o due automezzi. In Italia circolano 725.500 Tir, oltre il 50% dei quali ante Euro 4. L’età media dei mezzi in circolazione è di 14,3 anni, tra le più elevate in Europa. Nel 2022 il 96,2% delle immatricolazioni totali di camion (pari a 24.624 mezzi, fonte Unrae) risultano alimentate a gasolio. Le altre quote, irrisorie, sono divise tra mezzi a gas naturale liquefatto (Gnl) e metano. I veicoli a trazione elettrica venduti in Italia nel 2022 sono stati solamente 19. In questo scenario è piombata nelle ultime settimane la proposta della Commissione europea di tagliare le emissioni di CO2 anche nel trasporto pesante. Ecco la progressione immaginata dalla Ue: i Tir dovranno ridurre le emissioni inquinanti del 45% a partire dal 2030, del 65% dal 2035 e del 90% dal 2040. Ora, sull’onda del via libera al regolamento che vieta benzina e diesel per le auto, la Commissione potrebbe essere incoraggiata ad anticipare i target di riduzione delle emissioni per i mezzi pesanti, di fatto vietando la vendita di camion con motore a combustione anche prima del 2040. Obiettivi che spaventano l’autotrasporto italiano. «Siamo convinti – dice Paolo A. Starace, presidente della sezione veicoli industriali dell’Unrae – che l’accelerazione della transizione potrà avvenire sostenendo l’adozione di un mix di tecnologie, tra cui l’utilizzo di biocarburanti compatibili con i motori endotermici attualmente in circolazione (ma prima servirà l’accordo con l’Europa, ndr), l’elettrico e l’idrogeno, per il quale dovremo però attendere ancora qualche anno. È auspicabile – continua Starace – un intervento tanto deciso quanto risolutivo da parte delle istituzioni, senza il quale dovremo rassegnarci all’idea che sulle nostre strade circolino veicoli inquinanti e con bassi standard di sicurezza rispetto agli attuali mezzi in produzione».
Agenzia delle Entrate ha istituito i codici tributo per il secondo trimestre 2023 per l’utilizzo in compensazione tramite modello F24 dei crediti d’imposta a favore delle imprese a parziale compensazione dei maggiori oneri sostenuti per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale. La risoluzione riconosce alle imprese diverse da quelle a forte consumo di gas naturale, un contributo straordinario sotto forma di credito di imposta pari al 20% della spesa sostenuta per l’acquisto del gas, consumato nel secondo trimestre solare dell’anno 2023 “per usi energetici diversi dagli usi termoelettrici, qualora il prezzo di riferimento del gas naturale, calcolato come media, riferita al primo trimestre dell’anno 2023, dei prezzi di riferimento del mercato infragiornaliero (MI-GAS) pubblicati dal Gestore dei mercati energetici, abbia subito un incremento superiore al 30% del corrispondente prezzo medio riferito al medesimo trimestre dell’anno 2019”. Il codice tributo previsto dalle Dogane con la risoluzione n.20/E del 10 maggio 2023 è “7018” denominato “credito d’imposta a favore delle imprese diverse da quelle a forte consumo di gas naturale (secondo trimestre 2023).
Se c’è un settore che è stato ingiustamente trascurato nel dopoguerra italiano, nonostante la sua cruciale importanza, questo è stato la logistica in generale, e l’autotrasporto in particolare. La gratitudine nei confronti di imprese e lavoratori, che pervadeva l’opinione pubblica durante i lunghi mesi di lockdown, è svanita per lasciare il posto a pensieri altri. Oggi, il comparto vive un momento ad un tempo critico ed esaltante, probabilmente foriero di grandi mutamenti nell’assetto organizzativo di molte aziende, che si trovano a dover gestire quattro grandi sfide.
1 Dopo decenni di relativa stabilità economica e politica, è opinione diffusa che il sistema internazionale, e con esso il trasporto internazionale, sia entrato in un’epoca di instabilità. L’incertezza dei costi di produzione e le sempre più frequenti interruzioni delle catene logistiche internazionali necessiteranno di competenze e tecnologie in grado di affrontare e risolvere le criticità in tempi ristretti.
2 La carenza di manodopera affligge molte imprese dell’autotrasporto. È una scarsa vitalità dell’offerta di lavoro determinata da numerosi fattori quali i livelli salariali, le condizioni lavorative, le scarse prospettive di carriera, così che diventare più attraenti, soprattutto agli occhi delle nuove generazioni, è diventata ormai una priorità.
3 La digitalizzazione e la cybersecurity stanno modificando in maniera significativa le modalità di tracciamento, sdoganamento e gestione dei carichi. Cogliere questa sfida tecnologica è vitale affinché il nostro sistema non esca dalle global supply chain.
4 Infine, gli obiettivi e le politiche per la decarbonizzazione rappresentano senza dubbio un fardello economico, ma sono pure un incentivo a svecchiare l’attuale materiale circolante.
L’Italia, per morfologia e dispersione della popolazione, non può fare a meno di un robusto trasporto su gomma, che ora ha bisogno di investimenti significativi non solo per finanziare l’innovazione tecnologica, ma anche per rinnovare l’organizzazione delle aziende del settore, agendo su complessità manageriale e sistemi di welfare per i lavoratori, in modo da renderle più resilienti e attraenti per i giovani talenti. Contemporaneamente, è necessario stimolare la crescita esterna delle imprese perché aumentino la dimensione media, in modo da rinforzarne la competitività. In questo frangente, sarebbe importante un maggiore attivismo di fondi di investimento in partenariato pubblico-privato a sostegno delle necessità di trasformazione del settore, con particolare attenzione alle operazioni a più elevato contenuto innovativo.
Università Bocconi.
Fonte Sole24ore
Si apre Lunedì 5 giugno alle ore 9 con chiusura prevista per l’11 giugno, la prima fase della procedura di riduzione compensata dei pedaggi autostradali per l’anno 2022. Le risorse disponibili ammontano a 140 milioni di euro per i costi sostenuti per i pedaggi autostradali pagati dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, con veicoli Euro 5, Euro 6 o superiore, o ad alimentazione alternativa o elettrica. La riduzione non può mai essere superiore al 13% del valore del fatturato annuo. Due le fasi della procedura: la prima fase riguarda la prenotazione della domanda che potrà avvenire esclusivamente attraverso l’applicativo “Pedaggi” al quale si può accedere attraverso il portale dell’Albo degli autotrasportatori. La seconda fase prevede invece l’inserimento dei dati relativi alla domanda, firma digitale e invio dell’istanza che potrà avvenire dalle ore 09:00 del 26 giugno 2023 fino alle ore 14:00 del 21 luglio 2023.
Segno positivo per il mercato delle auto elettriche in Italia che nel mese scorso segna un +31,5% rispetto al 2022. Il quadrimestre chiude con un progresso del 42,1% a 20.360 unità. Complessivamente, il mercato auto italiano cresce del 28,9% ad aprile e del 26,7% nei quattro mesi, con la market share delle vetture elettriche che sale dal 3,3% del primo quadrimestre 2022 al 3,7% dello stesso periodo del 2023. Le auto completamente elettriche circolanti in Italia arrivano a quota 187.455. Tra i canali di mercato per le auto elettriche spicca quello dei privati, con un +110,8% ad aprile a 1775 unità immatricolate, a testimonianza del crescente consenso del pubblico per questa tecnologia. Meno toniche le flotte aziendali (360 immatricolazioni elettriche ad aprile), che pure sarebbero un canale molto importante anche per alimentare il mercato dell’usato elettrico.
Il trend di calo degli acquisti dei veicoli industriali leggeri continua inesorabile come nei mesi precedenti. In cifre il calo registra un -26,2% e medio-leggeri sotto le 16 t un calo del -4,8%.
Dal 22 maggio prossimo non si potrà più modificare la prenotazione di un’operazione di revisione o di collaudo presso la motorizzazione o in una sede esterna. E’ quanto stabilisce una Circolare del MIT datata 18 Aprile nella quale si comunica che a partire da questa data, causa carenza del personale, cambierà il servizio informatizzato di prenotazione delle attività di revisione dei veicoli e delle operazioni tecniche di collaudo. Sarà di conseguenza proibita su tutto il territorio nazionale, la possibilità di prenotare un’operazione tecnica già prenotata, riferita a uno stesso veicolo.
Il MIT ha riaperto i termini di presentazione delle domande di assegnazione per 16 autorizzazioni multilaterali CEMT 2023 (non valide per la Federazione russa, Austria e Grecia). Il decreto con cui il ministero ha stabilito i nuovi termini è del 5 aprile scorso, pubblicato in G.u n. 90 del 17/4/2023. Le domande potranno essere presentate da oggi fino al 1° maggio prossimo. Le autorizzazioni verranno assegnate con gli stessi criteri previsti per la redazione della graduatoria CEMT.
La World Bank, dopo cinque anni dalla prima edizione, ha diffuso la settima edizione del Logistics Performance Index che fotografa le capacità logistiche e di trasporto internazionale di 139 Paesi del mondo, stilando una classifica articolata in sette indicatori: il primo generale riguardante le prestazioni seguito da due che dipendono prevalentemente dalla pubblica amministrazione e dalla politica (Dogane e infrastrutture) e quattro dagli operatori: spedizioni internazionali, qualità e competenze della logistica, puntualità e tracciamento delle merci. L’indice generale generale delle prestazioni pone al primo posto Singapore (con punteggio di 4,3), seguita dalla Finlandia (4,2) e da altri quattro Paesi europei con punteggio di 4,1: Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svizzera. L’Italia si trova nel gruppo al settimo posto (dietro a 18 Paesi), a pari merito con altri sette Paesi, tutti con punteggio di 3,7: Australia, Cina, Grecia, Norvegia, Sud Africa e Gran Bretagna. Prima di loro, con punteggio di 3,8 ci sono Corea del Sud e Stati Uniti. L’indice relativo alle Dogane misura la loro efficienza e la gestione delle procedure alle frontiere. Singapore resta in cima alla classifica (con punteggio di 4,2), seguita da Danimarca e Svizzera con punteggio 4,1 e da un gruppo di tre Paesi con punteggio 4: Finlandia, Canada e Svezia. L’Italia è nel gruppo in nona posizione (ma dietro a 23 Paesi) con punteggio 3,4, in compagnia di Irlanda, Israele, Nuova Zelanda, Polonia, Malta e Slovenia. Per quanto riguarda la qualità delle infrastrutture, dopo Singapore al primo posto (con 4,6 punti) c’è la Svizzera con 4,4 punti e Canada e Germania con 4,3 punti. L’Italia è nel gruppo in ottava posizione (dietro a 18 Paesi) con 3,8 punti, allo stesso livello di Francia, Spagna, Taiwan, Nuova Zelanda e Qatar. Il capitolo sulle spedizioni internazionali misura la facilità di organizzarle a prezzi competitivi. Qua Singapore scivola in seconda posizione, con 4 punti a pari merito con Hong Kong, dietro alla Finlandia con 4,1 punti. In terza posizione troviamo quattro Paesi con 3,8 punti: Belgio, Emirati Arabi Uniti, Austria e Grecia. L’Italia è nel gruppo di dodici Paesi in settima posizione con 3,4 punti (dietro a 25 Paesi) formato anche da Svezia, Corea del Sud, Stati Uniti, Slovenia, Estonia, Lituania, Turchia, Oman, Ungheria, Repubblica Ceca e Romania. L’indice sulla logistica considera la qualità e la competenza e vede tornare al primo posto Singapore, con punteggio di 4,4, seguita dalla Svizzera con 4,3 e da un gruppo di sei Paesi (Finlandia, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Canada e Svezia) con punteggio di 4,2. L’Italia è nel gruppo situato in settima posizione con punteggio di 3,8, in compagnia di Grecia, Francia, Cina, Sud Africa, Israele, Corea del Sud e Norvegia. Davanti a questo gruppo ci sono diciannove Paesi. L’indice sulla puntualità valuta quante spedizioni rispettano i tempi di consegna programmati o attesi dai destinatari. Singapore condivide la prima posizione, con un punteggio di 4,3, con Finlandia e Austria. È seguita da un gruppo di sei Paesi (Svizzera, Belgio, Svezia, Emirati Arabi Uniti, Spagna e Taiwan) con 4,2 punti e uno di sette Paesi (Germania, Canada, Danimarca, Hong Kong, Francia, Estonia e Bahrein) con 4,1 punti. L’Italia è nel gruppo in quinta posizione con 3,9 punti insieme con Polonia e Filippine. L’ultimo elemento considerato dalla World Bank è la capacità di tracciare le spedizioni, dove Singapore prevale da sola con un punteggio di 4,4, seguita dalla Danimarca con 4,3 punti e da un gruppo di otto Paesi con punteggio di 4,2: Finlandia, Austria,Svizzera, Taiwan, Germania, Hong Kong, Paesi Bassi e Stati Uniti. L’Italia è nel gruppo che con un punteggio di 3,9 si trova in sesta posizione, insieme con Grecia e Oman. Oltre a queste classifiche, il rapporto della Word Bank ripercorre l’evoluzione della logistica degli ultimi sei anni, comprese le difficoltà create dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. Tra gli elementi non quantificati nell’indice ma ritenuti importanti, ci sono la digitalizzazione e la sostenibilità ambientale. Nel primo caso, rileva che la sua applicazione della filiera porta-porta ha ridotto i ritardi nei porti del 70% rispetto ai Paesi che non la hanno applicata. Per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, World Bank rileva che la domanda sta crescendo, con il 75% degli spedizionieri che cercano soluzioni sostenibili nelle esportazioni verso i Paesi per loro più importanti. Ciò comprende la semplificazione nello sdoganamento, investimenti in infrastrutture, adozione di tecnologie digitali, trasporto a bassa emissione di CO2 e magazzini più efficienti dal punto di vista energetico.
Fonte Trasporto Europa
ROMA – «Occorre molta prudenza nel valutare gli ultimi dati di mercato dei veicoli commerciali e soprattutto quelli relativi ai mezzi pesanti. Gli incrementi registrati dalle rilevazioni statistiche sono in gran parte dovuti alle consegne di veicoli prenotati ancor prima dell’attuale crisi logistica, dei chip e dei componenti che hanno ritardato – e continuano a ritardare – le operazioni di vendita». Lo ha dichiarato Massimo Artusi, vice presidente di Federauto con delega Trucks&Van, commentando le rilevazioni statistiche sulle immatricolazioni dei veicoli industriali negli ultimi mesi. «Gli ordini, in realtà», ha proseguito Artusi, «continuano a non essere in linea con le aspettative, non solo a causa della crisi dei materiali che condiziona ancora il mercato, ma anche per una serie di altre cause legate all’attuale fase economica che incidono sui costi d’esercizio delle imprese: dall’aumento del prezzo dei carburanti a quello dei costi per sostenere l’assunzione di nuovi autisti, dall’aumento dei tassi di interesse, da un’inflazione che fatica a rallentare, a un’incertezza generale che non aiuta le aziende di autotrasporto a programmare, aggravata dalla fine dei Crediti di imposta sugli investimenti». «In questo quadro», ha continuato Artusi, «è certamente positivo che finalmente sia stato firmato il decreto che stanzia 25 milioni per incentivare l’acquisto di mezzi ecologici e tecnologicamente avanzati, anche se prevalentemente legati a una rottamazione sempre più difficile da utilizzare per la sostanziale mancanza di veicoli da rottamare». «Si tratta, tuttavia», ha ricordato Artusi, «di fondi stanziati lo scorso anno, per cui non c’è che da augurarsi che con maggiore sollecitudine vengano finalmente erogati i 280 milioni (80 del 2022, 200 della legge di Bilancio per il 2023) destinati alle imprese di autotrasporto proprio per permettere loro di mitigare gli effetti del balzo dei costi del carburante, oltre agli ulteriori 25 milioni previsti per il 2023 per il rinnovo del parco. Nel frattempo è meglio leggere i dati del mercato per quello che sono: l’effetto di un ritardo che sta rientrando molto lentamente».
FONTE FEDERAUTO
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