La carenza di autisti nel trasporto pesante (Tir) è un’emergenza che dilaga in tutta Europa e non solo in Italia, dove si stima che manchino almeno 22mila camionisti. La scarsità di conducenti è cresciuta al punto da minacciare non solo lo sviluppo di numerose imprese dell’autotrasporto merci ma la tenuta della catena logistica, rappresentando dei rischi concreti anche per la sicurezza stradale. Queste, in sintesi, le conclusioni poco confortanti a cui giunge uno studio appena pubblicato dall’Iru (Unione internazionale dei trasporti stradali) sul proprio sito internet. L’Iru ha interpellato oltre mille operatori europei del trasporto merci su strada. Vediamo i dati salienti. L’Iru stima che già oggi nell’area formata da Unione europea, Gran Bretagna e Norvegia manchino 233mila camionisti, numero che potrebbe raggiungere i 745mila entro il 2028. I Paesi più colpiti dal fenomeno sono la Germania (31mila autisti in meno), la Spagna (30mila autisti in meno), la Polonia (29mila autisti in meno) e la Romania (23mila autisti in meno). Seguono la Francia e l’Italia, con 22mila autisti in meno ciascuna. L’invecchiamento dei camionisti e la scarsa propensione dei giovani a intraprendere questa professione sono le cause della carenza, che peggiorerà nei prossimi anni. Oggi l’età media dei camionisti europei è di 47 anni, ma un terzo di loro ha più di 55 anni, con la prospettiva di andare in pensione nel prossimo decennio, mentre solo il 5% ha meno di 25 anni. Inoltre, solo il 4% delle persone alla guida di un veicolo industriale europeo è donna. La disponibilità di condizioni di lavoro sicure e l’accesso a zone di riposo ben attrezzate sono le principali preoccupazioni delle donne e l’Iru ritiene che migliorarle sia fondamentale per attrarre più lavoratrici verso questa professione. In generale, ottenere i permessi di guida costituisce una barriera fortissima per l’accesso a questa attività. Scrive l’Iru: l’elevato costo per ottenere la patente di guida e le qualifiche professionali in Europa, che è in media 3,7 volte superiore al salario minimo mensile medio, rappresenta un ostacolo significativo all’attrazione delle persone verso la professione, soprattutto dei giovani. Gli effetti di tale situazione sull’attività aziendale sono pesanti. Secondo l’Iru, oltre la metà delle imprese interpellate dichiara di non riuscire a espandere la propria attività perché mancano i conducenti dei veicoli industriali. Il problema non riguarda solo la crescita aziendale: metà degli interlocutori afferma che la carenza di autisti riduce la produttività e il 39% sostiene che il fenomeno causa anche una riduzione del fatturato. La prima misura che gli autotrasportatori prendono è trattenere i propri conducenti e nello stesso tempo attrarre quelli delle altre imprese. Lo sta già facendo il 70% degli operatori interpellati aumentando i premi per le prestazioni e le retribuzioni. Altri provvedimenti a favore degli autisti sono l’investimento in veicoli migliori (44%), la copertura dei costi per l’accesso alla professione (35%) e l’offerta di opportunità di miglioramento delle competenze (25%). Secondo l’Iru si potrebbe consentire ai diciassettenni di acquisire esperienze di guida insieme a un formatore di conducenti. Inoltre, sempre secondo l’Iru, si potrebbe sopperire alla carenza di personale promuovendo il riconoscimento dei titoli di abilitazione alla guida rilasciati dai Paesi extra-Ue. L’emergenza autisti tiene banco anche al Transpotec, il salone del trasporto merci e della logistica in programma fino a sabato 11 maggio alla Fiera di Milano. Dice Simona Greco, direttore manifestazioni di Fiera Milano: «Oltre ai 22mila autisti di mezzi pesanti, mancano anche 10mila autisti di autobus. Questo significa che bisogna guardare ai giovani, ma anche i giovani devono avere un motivo per avvicinarsi a questa attività».
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