L’autista di un veicolo industriale o di un autobus che non mostri durante un controllo su strada i fogli di registrazione del cronotachigrafo del giorno in cui è stato fermato e dei 28 giorni precedenti (che deve tenere in cabina) deve essere sanzionato. Lo hanno stabilito i giudici della Corte di Giustizia europea che hanno pubblicato ieri la sentenza, punto di arrivo di una vicenda cominciata in Italia nel 2013, quando durante due controlli gli agenti avevano rilevato che mancavano diversi fogli di registrazione relativi ai 28 giorni precedenti. I due autisti avevano successivamente fatto di ricorso che, di grado in grado, era arrivato alla Corte UE. Secondo i giudici europei, in questo caso le Autorità di controllo devono erogare una sola sanzione, indipendentemente dal numero dei fogli mancanti, e non una per ogni foglio mancante. Nella sentenza, la Corte ricorda che gli Stati membri devono prevedere sanzioni sufficientemente elevate, proporzionate alla gravità delle infrazioni, per produrre un reale effetto dissuasivo, precisando che un’infrazione del genere è tanto più grave quanto più elevato è il numero di fogli di registrazione che non possono essere presentati dal conducente.
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Il comparto dei trasporti e della logistica, nel 2019 anno pre-covid, mette a segno un aumento degli addetti del 7,7%, un incremento dei ricavi del 6,7% e del valore della produzione del 6,5%, che tradotti mostrano complessivamente un aumento del valore aggiunto del 9,8%. Queste le conclusioni che si ricavano dal nuovo focus settoriale dell’Osservatorio sui bilanci delle Srl nel 2019 curato dalla Fondazione Nazionale dei Commercialisti. Il campione esaminato è composto da quasi 19 mila Srl con poco più di 276 mila addetti e quasi 49 miliardi di fatturato. Il 33,5% di queste sono microimprese (società con fatturato pari o inferiore a 350 mila euro), mentre il 41,8% sono piccole imprese (società con fatturato compreso tra 350 mila e 2 milioni di euro), il 20,5% sono medie imprese (società con fatturato compreso tra 2 e 10 milioni di euro) e il 4,2% sono grandi imprese (società con fatturato superiore a 10 milioni di euro). Complessivamente, il 75,3% del campione è rappresentato da micro e piccole imprese, ovvero le Srl per le quali il fatturato non supera i 2 milioni di euro. Il comparto di proporzioni maggiori è costituito dal Trasporto terrestre di merci, che rappresenta il 56,4% delle società di tutto il settore (quasi 11 mila società), impiega il 55,7% degli addetti e realizza il 52,3% dei ricavi, da cui un fatturato per addetto pari a 166 mila euro. Il Magazzinaggio e le attività di supporto ai trasporti è Il secondo comparto più significativo, che è composto da quasi 6.500 imprese e rappresenta il 34% delle società del settore, il 30,2% degli addetti e il 38,6% dei ricavi. Con un fatturato per addetto di 226 mila euro è il comparto più significativo del settore. Per quanto riguarda infine la ripartizione territoriale, le performance migliori si registrano nel Nord-ovest (+7,9%), rispetto al Nord-est, in cui invece si registra la crescita più bassa del fatturato (+5,3%). Dal confronto con il 2018, risulta che nel Sud si registra un incremento del fatturato del 7,1%, comunque più basso se confrontato con l’anno precedente (+8,2%), mentre al Centro si registra un incremento del 5,5% rispetto al +6,4% dell’anno prima.
L’Unione europea, è in procinto di attuare una revisione completa del quadro di riferimento per il rilascio delle patenti di guida, anche sulla scorta di uno studio pubblicato dall‘ETSC (Consiglio Europeo per la Sicurezza dei Trasporti) che evidenzia le criticità normative nell’ordinamento dell’UE e dei suoi Paesi membri. Al centro dell’analisi, prima fra tutti, viene ravvisata la necessità di valutare l’idoneità dei soggetti, non solo in base all’età, ma soprattutto in base alle loro specifiche condizioni di salute. Mancano a questo proposito dati scientifici sufficientemente attendibili a livello comunitario, ma in Finlandia è stato dimostrato che il 16% degli incidenti mortali sono imputabili a malattie del conducente, spesso di origine cardio-vascolare. Va da se dunque che occorre un maggiore quantitativo dei dati ed a questo proposito si pensa di coinvolgere i medici di famiglia che sono le figure cardine nell’individuazione dei soggetti a rischio; su di loro andrebbero centrati nuovi e più specifici programmi formativi, coordinati a livello europeo. Il loro ruolo infine potrebbe essere determinante nell’assistere i pazienti e le loro famiglie nelle scelte di riduzione o interruzione della guida di un veicolo. Il Consiglio Europeo per la Sicurezza dei Trasporti infine propone anche la revisione del divieto imposto dall’UE al rilascio della patente a soggetti con dipendenze dall’alcol. A questo proposito (ma il dato è da verificare meglio) un incidente su quattro è imputabile all’alcol, ma l’ETSC ritiene opportuno aprirsi alla possibilità di reintegrare i conducenti sospesi attraverso programmi di riabilitazione, in abbinamento ai sistemi di valutazione del tasso alcolemico del conducente di cui possono essere oggi dotate le automobili, con conseguente immobilizzazione del veicolo in caso di irregolarità di chi è al volante.
La Regione Friuli ha deciso di far fronte alla carenza di conducenti di mezzi pesanti stanziando 151.235 euro per contribuire alle spese occorrenti a conseguire la Carta di qualificazione del conducente. Vi possono accedere “cittadini disoccupati, inoccupati, lavoratori occasionali ovvero titolari di partita Iva a basso reddito, che siano residenti da almeno cinque anni nella Regione autonoma Friuli Venezia Giulia”, con un’età compresa tra18 e 55 anni. Il corso per la Cqc può avvenire anche congiuntamente a quelli per conseguire la patente delle categorie C, CE, D, DE, E. Il contributo copre fino all’ottanta percento del costo del corso, con un massimo di 5000 euro nel caso di corsi congiunti patente e Cqc, di 3500 euro nel caso della sola Cqc e di 1500 euro per l’estensione a merci o passeggeri di una Carta di qualificazione già ottenuta. Le domande per ottenere il contributo regionale debbono essere presentate entro il 17 maggio 2021.
Inizia questa mattina lunedi 22 marzo il primo sciopero nazionale della filiera Amazon in Italia. Lo sciopero è stato deciso dopo l’interruzione nella trattativa per la contrattazione di secondo livello della filiera Amazon. Sul tavolo ci sono la verifica dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti, la verifica e la contrattazione dei turni di lavoro, la riduzione dell’orario di lavoro dei driver, gli aumenti retributivi, la clausola sociale e la continuità occupazionale per tutti in caso di cambio appalto o cambio fornitore, la stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori somministrati ed il rispetto delle normative sulla salute e la sicurezza, l’indennità Covid.
“La Logistica rappresenta il sistema circolatorio dell’economia reale sul piano interno, e le braccia e le gambe degli interessi economici e industriali del Paese sul piano internazionale nel complesso scacchiere del mercato globale”. Questo è quanto ha dichiarato il Presidente di Confetra Guido Nicolini al termine dell’incontro con il nuovo ministro del Mims Enrico Giovannini durante il quale sono stati illustrate tutte le problematiche della logistica e dell’autotrasporto. Nicolini ha poi precisato che:” Il dialogo con il nuovo responsabile del dicastero ex-dei Trasporti, proseguirà nelle prossime settimane per affrontare le tante questioni aperte che riguardano i diversi specifici segmenti della nostra supply-chain: porti, interporti, aeroporti, spedizioni internazionali, cargo ferroviario, autotrasporto, hub logistici, infrastrutture materiali ed immateriali”. Quanto alle questioni rimaste aperte da anni, Nicolini ha sottolineato che: “È da due anni che proponiamo un pacchetto di semplificazioni per il nostro settore a costo zero ed altissimo impatto. Ora siamo noi che chiediamo allo Stato di compiere lo stesso salto di qualità che il Governo ha auspicato compiano le imprese e la cultura industriale del Paese”. Nicolini ha poi concluso ricordando che il gap delle competitività logistica italiana costa tra 70 e 90 miliardi di euro l’anno. Confetra ha infine proposto al Governo un patto per il Pnrr: “Lo Stato faccia le riforme che il settore attende da oltre un decennio e ogni euro risparmiato dalle imprese logistiche sugli assurdi oneri burocratici tutti e soli italiani sarà investito per accelerare la transizione green”.
Il generale Francesco Paolo Figliuolo, dopo aver ribaltato l’impostazione del piano vaccini ponendo al primo piano la Logistica, ha però mantenuto due elementi fondamentali: il ruolo di hub nazionale svolto dall’aeroporto militare di Pratica di Mare e la posizione dominante di Sda Express (controllata da Poste Italiane) nella distribuzione ai punti d’inoculazione, affiancata da risorse dell’Esercito.
Glovo-Foodinho, Just Eat, Uber e Deliveroo, dopo la decisione del Tribunale di Milano che impone la regolarizzazione dei rider, hanno annunciato ricorso contro i verbali dell’Ispettorato del lavoro . Glovo in particolare contesta l’applicazione dell’articolo 2 del Jobs Act “che applica la disciplina del lavoro subordinato ai rapporti di collaborazione che si concretano in prestazioni di lavoro esclusivamente personali, continuative ed etero-organizzate”. Glovo-Foodinho, Uber e Deliveroo si appellano al contratto nazionale firmato da Assodelivery con il sindacato di base Ugl. Just Eat, invece, nei giorni scorsi ha annunciato che assumerà come dipendenti i ciclo-fattorini. La rete Rider X i diritti, che raccoglie diverse sigle sindacali, ha indetto una giornata di mobilitazione nazionale per il 16 marzo 2021, che prevede anche il fermo dell’attività. Ai consumatori, i sindacati chiedono di esprimere la loro solidarietà con i rider evitando quel giorno di ordinare dalla app di Glovo, Just Eat, Deliveroo e Uber Eats.
Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Assoespressi hanno annunciato che il 22 marzo si terrà in Italia il primo sciopero di tutto il personale della filiera di Amazon, quindi addetti degli hub e alle consegne. La trattativa sulla piattaforma per la contrattazione di secondo livello della filiera Amazon, hanno riferito le tre sigle sindacali: “si è interrotta bruscamente a causa dell’indisponibilità dell’associazione datoriale ad affrontare positivamente le tematiche poste dal sindacato”. Filt, Fit e Uilt, chiedono la verifica dei carichi e dei ritmi di lavoro imposti nella filiera, al corretto inquadramento professionale del personale, dalla riduzione dell’orario di lavoro dei driver all’indennità Covid per operatività in costanza di pandemia.
Il governo spagnolo, i sindacati e le organizzazioni datoriali hanno raggiunto un accordo per introdurre nel codice del lavoro una “presunzione di lavoro salariato” per i rider. Lo ha annunciato la ministra del Lavoro iberico Jolanda Diaz. Queste persone “ora sono dipendenti – ha sottolineato la ministra -e potranno beneficiare di tutte le tutele”. Il provvedimento obbliga le aziende a fornire informazioni ai comitati aziendali su “algoritmi e sistemi di intelligenza artificiale” che influenzano le condizioni di lavoro. Si stabilisce poi che i distributori siano salariati delle piattaforme e non lavoratori autonomi. La nuova legge avrà un periodo di transizione di tre mesi per essere applicata. Il tempo giusto perché le aziende si adeguino alla nuova normativa. Anche le Istituzioni Comunitarie comunque si stanno muovendo in questa direzione. Il 20 Febbraio scorso infatti, la Commissione Europea ha avviato la prima fase di una consultazione delle parti sociali con cui intende affrontare il tema delle condizioni di questi nuovi lavoratori digitali. Bruxelles parte da una valutazione: oltre al fatto che in Ue il lavoro tramite piattaforme è in rapido sviluppo, a crescere è anche il numero di settori che lo utilizzano. Se da una parte, quindi, questa modalità può offrire maggiori flessibilità e opportunità di lavoro e di reddito aggiuntivo anche a chi ha difficoltà a entrare nei mercati tradizionali, dall’altra potrebbe portare anche nuova precarietà, soprattutto in quei settori dove mancano trasparenza e prevedibilità negli accordi contrattuali. La Commissione ritiene quindi che ci sia spazio per un’iniziativa dell’Ue per migliorare le loro condizioni di lavoro e promette di studiare l’intervento assieme alle parti sociali.