La Commissione Europea, su esplicita richiesta del Consiglio Europeo, ha adottato un piano di emergenza per i trasporti per rafforzare la resilienza dei trasporti dell’UE in tempi di crisi con evidente riferimento alle conseguenze dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina. Il piano onora uno degli impegni della Commissione nell’ambito della Strategia per una mobilità sostenibile e intelligente ed è stato sviluppato di concerto con le autorità degli Stati membri e i rappresentanti del settore. Più in concreto la Commissione propone una serie di 10 azioni per guidare l’UE e i suoi Stati membri nell’introduzione di misure di emergenza in risposta alle crisi (non solo belliche, ma anche pandemiche)
1. rendere le normative dell’Ue in materia di trasporti adatte alle situazioni di crisi;
2. garantire un sostegno adeguato al settore dei trasporti;
3. garantire la libera circolazione delle merci, dei servizi e delle persone;
4. gestire i flussi di rifugiati e il rimpatrio dei passeggeri e dei lavoratori del settore dei trasporti rimasti bloccati;
5. garantire una connettività minima dei trasporti e la protezione dei passeggeri;
6. condividere informazioni sui trasporti;
7. rafforzare il coordinamento della politica in materia di trasporti;
8. rafforzare la cybersecurity;
9. mettere alla prova la risposta alle emergenze nel settore dei trasporti;
10. cooperare con i partner internazionali.
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Le aziende agricole e agroalimentari potranno usufruire di un “bonus” del 40% da “scalare dalla tasse” per le spese sostenute nel 2021 e nel 2022 per potenziare l’e-commerce. Il provvedimento, che definisce i criteri e le modalità di applicazione e di fruizione del credito di imposta per gli anni 2021 e 2022 a favore delle reti di imprese agricole e agroalimentari per migliorare le potenzialità di vendita a distanza attraverso la realizzazione o l’ampliamento di infrastrutture informatiche finalizzate al potenziamento del commercio elettronico. Obiettivo del provvedimento è sviluppare e potenziare le attività commerciali in ambito agricolo e agroalimentare e favorire nuove opportunità in particolare per quanto riguarda il commercio estero e implementare la logistica. .
Le immatricolazioni dei veicoli commerciali leggeri, la tipologia di veicoli maggiormente usati per l’ultimo miglio, nello scorso mese di Aprile registra un calo pesante, il peggiore dall’inizio dell’anno. La riduzione, calcolata in 14.190 unità secondo le stime elaborate da UNRAE è par1 al 6,5%, rispetto alle 16.985 immatricolazioni di aprile 2021. Un calo in percentuale a doppia cifra per la prima volta quest’anno, che contribuisce a peggiorare il bilancio del primo quadrimestre, fermo a 58.180 immatricolazioni verso le 63.079 di gennaio-aprile 2021, con una riduzione complessiva del 7,8%. L’analisi della struttura del mercato del 1° trimestre, confrontata con lo stesso periodo 2021, evidenzia un forte calo dei privati che scendono al 19,4% di quota (-3,7 p.p.) e delle società, che si fermano al 40,3% del totale (-5,6 p.p.). Il calo delle autoimmatricolazioni le porta su una quota del 4,6%, mentre il noleggio a breve termine, con una perdita di quasi ¼ dei volumi, si ferma al 4% di rappresentatività. Unico canale in crescita è il noleggio a lungo termine che sale di oltre 10 punti al 31,7% del totale mercato. Sul fronte delle motorizzazioni, il benzina registra un incremento esponenziale raddoppiando la sua quota di mercato e salendo al 6,5%; in crescita anche il Gpl che raggiunge il 2,7% delle preferenze. Si confermano in contrazione il diesel, che perde oltre 10 punti, al 76,2% di share, e il metano all’1,4%. La vertiginosa crescita dei veicoli ibridi gli consente di raggiungere l’11,2% del totale mercato; gli elettrici puri salgono all’1,5%.
Ferrovie Italiane lancia la sfida che da qui al 2031 mira a ricollocare il gruppo pubblico nel trasporto intermodale con l’obiettivo di raddoppiare il trasporto merci su ferro e coprire il 40% del fabbisogno energetico attraverso l’autoproduzione da fonti rinnovabili. La Presidente Nicoletta Giadrossi e l’Amministratore Delegato Luigi Ferraris, nella presentazione del nuovo piano, hanno annunciato che, per realizzare i nuovi obiettivi, Ferrovie Italiane mette in campo investimenti per 190 miliardi. Per dare sostanza a questi obiettivi, è stata preparata una profonda ridefinizione della governance e una nuova struttura organizzativa che verrà declinata in quattro poli di business, ognuno con chiari obiettivi strategici: Infrastrutture, Passeggeri, Logistica e Urbano. Obiettivo dichiarato è portare il Gruppo a essere carbon neutral entro il 2040 e, per quanto riguarda i trasporti merci, mettere a punto una catena logistica efficiente per sostenere lo spostamento modale a favore del ferro. Sarà Mercitalia Logistics, i cui vertici sono stati rinnovati le scorse settimane, ad occupersi dello sviluppo del polo logistico. Fs punta a un’evoluzione importante: un passaggio di ruolo da fornitore a operatore multimodale di sistema attraverso partnership e lo sviluppo di collegamenti per l’ultimo miglio, porti e interporti. Un progetto che si avvarrà di 2,5 miliardi di investimenti per raddoppiare il volume delle merci su rotaia. Oggi il trasporto si ferro copre l’11% degli spostamenti sul totale in Italia e il Gruppo copre il 50% di questa percentuale (quindi circa il 5%). L’obiettivo del Gruppo è arrivare al 10%.
I veicoli commerciali leggeri e cioè i furgoni impiegati nell’ultimo miglio costituiscono il segmento con il maggiore potenziale per realizzare più rapidamente la transizione energetica del trasporto su strada.A queste conclusioni è arrivato uno studio condotto da MAN TruckBus Italia in collaborazione con il Politecnico di Milano, secondo il quale 40%-50% dei veicoli potrebbe essere elettrificato fin da subito senza modifiche ai turni esistenti. I presupposti generali per il passaggio ci sono e sono tre: la chiara identificazione degli hub di partenza e destinazione per poter incorporare i processi di ricarica all’inizio o alla fine del turno; la prevedibilità e regolarità degli spostamenti e delle soste associata alla brevità dei singoli percorsi giornalieri; l’utilizzo frequente dei veicoli e la saturazione del chilometraggio annuale ottimale.
Pubblichiamo qui di seguito il testo integrale dell’intervista che il Ministro Enrico Giovannini ha rilasciato alla rivista “Tir” dal titolo: “Uno sviluppo sostenibile per i trasporti”.
Nel corso degli ultimi mesi le scelte del Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili sono state guidate dal tema della sostenibilità, con un nuovo modo di programmare i progetti e l’adozione di nuove linee guida per le infrastrutture. “Tutte le opere dovranno essere attuate con un nuovo approccio di sostenibilità, ovvero valutando non solo l’impatto sull’ambiente ma anche sulle persone e sulle disuguaglianze. Perché sostenibilità non è solo ambientale ma anche sociale ed economica”, afferma il Ministro Enrico Giovannini, che ricorda gli ingenti fondi stanziati per il suo Ministero che saranno trasformati in opere e migliori servizi per i cittadini. “Per il Mims abbiamo 61,5 miliardi del PNRR e del Piano complementare, ma nei prossimi 10 anni arriveremo a 104 miliardi, perché abbiamo scelto di fare anche altri investimenti che non erano previsti nel piano: manutenzione delle strade, potenziamento delle infrastrutture idriche, metropolitane nelle città”.
Molte cose sono già state fatte sul fronte dei trasporti e delle infrastrutture: quali sono i prossimi passaggi?Intanto l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, perché quello che è stato fatto finora è la progettazione e in alcuni casi anche l’avvio di gare. Ora si tratta di trasformare tutto questo in lavori, in acquisti di beni e servizi. In parte questo sta già avvenendo, ma il grosso si realizzerà tra la seconda metà del 2022 e nel 2023.
Per quanto riguarda l’autotrasporto, sono già stati stanziati con due decreti 100 milioni di euro per il rinnovo del parco veicolare. Quali sono le sue osservazioni su questi provvedimenti?
Ci sono tre elementi da tenere presente. Il primo ha a che fare con lo shift modale, con lo spostamento di molti trasporti dalla gomma al ferro. Collegare aeroporti, interporti e porti con le ferrovie è uno dei punti cruciali proprio del PNRR. Quindi da un lato puntiamo a ridurre l’uso dei trasporti su gomma per la lunga distanza, fermo restando che per l’ultimo miglio il trasporto su gomma non ha alternative. Il secondo aspetto è l’innovazione tecnologica a favore di una mobilità più sostenibile. Non sappiamo ancora dove ci porterà. Anche tra i produttori internazionali vi sono diversi punti di vista: alcuni stanno puntando più sulle batterie, altri ancora sull’idrogeno. Noi, negli ultimi mesi, abbiamo analizzato tutti questi aspetti e proprio nei giorni scorsi è stato pubblicato un rapporto in cui ci siamo confrontati con i rappresentanti di tutti i diversi mezzi di trasporto dalle moto agli aerei sulla prospettiva tecnologica. La terza dimensione è quella del miglioramento delle condizioni di lavoro nell’autotrasporto, e non solo. Dobbiamo progredire verso un lavoro che sia più avanzato anche tecnologicamente: penso ad esempio all’uso di piattaforme che consentano di far viaggiare i tir più carichi senza lo spreco che avviene oggi a causa della scarsa interazione tra i vari operatori o ancora ai sistemi di assistenza al conducente, come può essere la guida assistita. Tutti dispositivi che consentono ai lavoratori del settore di avere un alleggerimento delle condizioni gravose in cui operano.
Anche l’intermodalità gomma-mare e gomma-ferro è fondamentale in un’ottica di sviluppo sostenibile. Ed infatti di recente sono stati stanziati nuovi fondi per Marebonus e Ferrobonus. Sono previsti altri finanziamenti o altre misure a favore dell’intermodalità?
Nella Legge di Bilancio ho voluto per la prima volta la creazione del Fondo per la mobilità sostenibile: sono due miliardi di euro che potranno essere utilizzati nei prossimi anni per accelerare questo percorso e per rifinanziare misure esistenti ma anche nuove misure. Ma il punto cruciale, al di là degli incentivi, è che sono le imprese stesse oggi a scegliere questa modalità, perché la reputazione delle imprese ha a che fare con la sostenibilità. Sono i consumatori finali che chiedono un minore contenuto di emissioni. In questo senso è il settore chiamato ad una trasformazione, al di là degli incentivi monetari. E io credo che quello che sta accadendo anche in questa situazione di crisi drammatica, determinata da questa insensata guerra in Ucraina, stia spingendo molte imprese a ripensare le loro catene logistiche. Una cosa che in parte era già avvenuta con la pandemia. Magari il rientro in Italia di attività che prima erano decentrate in giro per il mondo ridurrà la necessità di lunghi spostamenti. L’Italia da questo punto di vista e il PNRR va esattamente in questa direzione ha bisogno di un sistema della logistica in generale molto più efficiente. Interconnessione con le ferrovie, con gli aeroporti, i porti e i centri intermodali: è qui che il settore pubblico, ma anche quello privato, è chiamato a fare un forte investimento a favore dell’intermodalità, che alla fine è un vantaggio per tutti.
Tecnologia, innovazione e digitalizzazione sono determinanti per garantire un futuro sostenibile. Quali sono le iniziative che il Mims sta portando avanti in questo campo?
All’interno delle città, la cosiddetta mobility as a service, cioè la possibilità di interconnettere le banche dati di diversi operatori, in modo da consentire all’utente finale di scegliere come muoversi da un punto A ad un punto B e comprare tutti i biglietti con un click, è una delle trasformazioni importanti. L’altra l’ho accennato in precedenza è la possibilità attraverso tecnologie digitali di distribuire meglio i carichi delle merci, facendo viaggiare meno mezzi vuoti. Esistono già delle piattaforme di questo tipo, sia negli Stati Uniti sia in Europa. L’Italia è un po’ indietro. Ecco qui credo che ci siano opportunità di business anche per i privati perchè vuol dire risparmio nei costi, minori emissioni, efficienza complessiva. Ed è qui che i privati possono giocare, come è giusto che sia, la loro partita e la loro rapidità nell’innovazione rispetto alle pubbliche amministrazioni.
C’è un dibattito molto forte in Europa e nel mondo sul futuro dei mezzi di autotrasporto. Elettrico, idrogeno, biometano: qual è il futuro di questo settore?
Il rapporto da poco presentato cerca proprio di far il punto della situazione. Ma al di là delle capacità tecnologiche e della possibilità di utilizzare combustibili innovativi, dobbiamo sempre avere il quadro complessivo delle necessità e delle possibilità. Alcuni operatori, ad esempio, ci stanno dicendo che il biometano non si può produrre in quantità infinite. Quindi non si può utilizzare per tutto, meglio specializzarlo per alcune attività; la stessa cosa vale per l’idrogeno. L’idrogeno, soprattutto verde, è una promessa, non è una realtà generalizzata. Dunque, meglio concentrarsi su quei settori per cui non ci sono alternative, come l’aereo o il marittimo. E concentrare invece l’uso delle batterie per altri settori. Nel momento in cui dovessimo attrezzare tutta la nostra rete autostradale, ma anche stradale, con distributori di biometano e di idrogeno e poi punti di ricarica rapida delle batterie, sarebbe un investimento enorme e forse sovradimensionato se poi il mercato decidesse di andare verso l’una o l’altra tecnologia. Quindi a un certo punto dovremo necessariamente tentare di convergere e, soprattutto, ascoltare quegli esperti che ci dicono di usare una specializzazione investendo, in particolare sull’idrogeno, laddove non ci sono alternative.
Il Governo Italiano e quello Rumeno, per il tramite dei rispettivi Ministeri del Lavoro, hanno firmato un Memorandum d’intesa che ha per oggetto la collaborazione e lo scambio di informazioni tra Italia e Romania nel campo dell’ispezione del lavoro. in particolare per ciò che riguarda la prevenzione e il contrasto degli illeciti in materia di distacco transnazionale, di lavoro non dichiarato e di intermediazione illegale, anche in un contesto stagionale. Inoltre, verrà garantita la promozione e la garanzia della rispettive normative nazionali e della normativa europea, al fine di tutelare i diritti dei lavoratori che svolgono attività nel territorio dell’altro Stato.
L’intesa in particolare prevede che le parti si scambino informazioni e dati sulle imprese che operano nel territorio dei rispettivi Stati, fra cui:
- retribuzioni e condizioni di lavoro;
- irregolarità individuate durante le ispezioni, comprese le eventuali sanzioni applicate;
- identificazione delle violazioni dei diritti dei lavoratori, derivanti dalle rispettive legislazioni nazionali e dalle regolamentazioni europee, inclusi i casi di lavoro non dichiarato, di distacco non autentico o di intermediazione illegale di manodopera dal territorio di uno dei rispettivi Stati sul territorio dell’altro e le misure prese;
- il rispetto degli adempimenti vigenti in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro anche al fine della prevenzione del contagio da Covid-19, nei limiti della competenza e delle attribuzioni proprie del personale ispettivo di ciascuno dei rispettivi Stati;
- infortuni sul lavoro dei lavoratori dello Stato di una parte accaduti sul territorio dello Stato dell’altra, nei limiti delle competenze e delle attribuzioni proprie delle autorità di controllo interessate dal Memorandum.
Gianpiero Strisciuglio,49 anni ingegnere, è il nuovo Amministratire Delegato, nonché direttore Generale di Mercitalia Logistics, la divisione di logistica delle Ferrovie dello Stato. Il manager barese va a rinpiazzare il collega Marco Gosso, ingegnere milanese di 60 anni, che era stato confermato per la terza volta consecutiva dal consiglio d’amministrazione per il triennio 2019-2022. Gosso, che ricopriva da quasi un decennio il ruolo apicale in tutta la divisione merci del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, la nuova denominazione della vecchia FS Logistica, da parte sua ha dichiarato che erano venute meno le condizioni per un ulteriore rinnovo, dovuto alla non più giovane età ma anche alla mancata “condivisione sulle linee di sviluppo future”.
L’ammontare annuo delle risorse strutturali destinate all’Autotrasporto merci nel triennio 2022-2024 è di complessivi 240 milioni di euro. Il decreto relativo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. I 240 milioni verranno ripartiti come segue:
- 70 milioni di euro sono destinati alle deduzioni forfettarie di spese non documentate a favore degli autotrasportatori che effettuano personalmente i servizi di trasporto a bordo del proprio veicolo;
- 140 milioni di euro sono destinati al Comitato Centrale per l’albo nazionale degli autotrasportatori per la riduzione compensata dei pedaggi autostradali. (Le modalità operative verranno definite con la direttiva annuale del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili allo stesso Comitato centrale da emanarsi per l’anno 2022);
- 5 milioni di euro sono destinati all’incentivazione di ulteriori interventi a favore della formazione professionale, secondo le procedure da adottarsi con decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;
- 25 milioni di euro sono destinati per investimenti finalizzati allo sviluppo dell’intermodalità e della logistica e ad iniziative dirette a realizzare processi di ristrutturazione imprenditoriale e ammodernamento del parco veicolare.
Le domande per ottenere gli incentivi finalizzati al rinnovo del parco veicolare, per la prima finestra, possono essere presentate già da ieri 2 maggio fino al 10 giugno prossimo. Il decreto relativo infatti è stato pubblicato il 30 Aprile scorso sulla Gazzetta ufficiale.